Sulla scia dei principali paesi industrializzati, l’Italia ha sviluppato un “Piano nazionale Industria 4.0 2017-2020” che prevede misure concrete con l’intento di creare un ambiente favorevole alle imprese, considerando proprio la velocità dei cambiamenti tecnologici. Il Piano prevede, attraverso un insieme di misure, di facilitare gli investimenti innovativi, di assicurare adeguate infrastrutture abilitanti, di creare competenze e stimolare la ricerca, di diffondere la conoscenza, il potenziale e le applicazioni delle tecnologie Industria 4.0 e garantire una governance pubblico-privata per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
L’Unione Europea ha stanziato per i prossimi sei anni 50 miliardi di euro, per un piano che rappresenta la più grande sfida che si pone il sistema produttivo del vecchio continente.
La trasformazione digitale del sistema manifatturiero è rappresentata dalle fabbriche 4.0, luoghi dell’innovazione e sistemi di produzione cyber-fisici in cui l’elemento flessibile è rappresentato dalla persona che, con nuove ed elevate capacità diventa, sensore, decisore, attuatore. Non basta più la sola information technology per gestire i processi aziendali ma servono sistemi cyber-physical (CPS) – ossia uno stretto connubio tra sistemi informatici e sistemi fisici, compresa la produzione manifatturiera – o di computer integrated manufacturing. E’ un approccio nuovo alla produzione che punta alla re-ingegnerizzazione dei processi produttivi e che integra le diverse fasi, dallo sviluppo alla produzione sino al marketing. Il valore aggiunto è che ogni singolo prodotto è allora personalizzabile, ossia adeguabile in tempo reale alle esigenze del cliente, tracciabile dalla materia prima alla consegna.
La dimensione della ricerca universitaria che incontra le aziende è un altro focus su cui l’intervento del POR FSE sta concentrando risorse, finanziando progetti di ricerca applicata in cui gli aspetti collegati alle tecnologie digitali e alla loro applicazione rivestono un ruolo di primaria importanza.
L’aumento degli investimenti in R&I e la collaborazione tra il mondo scientifico e l’impresa è alla base anche dei nuovi paradigmi produttivi che si stanno evolvendo nell’ambito delle cosiddette “fabbriche intelligenti”.
Un Piano Industria 4.0 Regionale
Rispetto al piano governativo Industria 4.0, la Legge di Stabilità approvata contiene il Piano con una riduzione degli investimenti previsti e ancora lontani da reali attuazioni. Così come la parte inerente gli sgravi fiscali non favorisce purtroppo le PMI ma le multinazionali. Infine si segnala che il piano Industria 4.0 del Governo finanzia solo sgravi su macchinari, o software ad essi collegati ma non include interventi sulla re-ingegnerizzazione dei processi produttivi.
Appare di fondamentale importanza quindi trovare un percorso regionale che punti alla re-ingegnerizzazione del sistema e processo produttivo, ripensando le nostre imprese manifatturiere in chiave digitale puntando sul cyber physical, fabbrica fatta di flessibilità, con l’uomo al centro, che porti ad una forte alleanza del manifatturiero con i servizi innovativi al servizio delle PMI. L’investimento nell’innovazione da parte dell’imprenditore avviene a prescindere dal contributo governativo o regionale, ma strumenti di supporto all’impresa come voucher o defiscalizzazioni sono stimoli fondamentali assieme ad azioni di dissemination nel territorio, formazione per gli imprenditori e per i manager. Qualsiasi sostegno alle PMI e alle imprese artigiane deve essere ovviamente trasparente, ma soprattutto poco burocratico sia nella fase di acquisizione che di erogazione. Il Piano regionale verso industria 4.0 dovrebbe tener conto anche di questi aspetti:
Innovare nelle aziende attraverso le start-up
Prevedere dei sistemi incentivanti per favorire il ruolo delle start up – intese come le vere nuove unità R&S – nelle imprese, in particolare di quelle operanti in mercati maturi. È importante prevedere modelli in grado di integrare aziende consolidate e start-up allo scopo di favorire processi di innovazione anche nelle filiere tradizionali del made in Italy e rispondendo ad un bisogno di continuità a cui è necessario dare risposta. In questo scenario diventa importante anche il tema delle regole delle gare per le giovani aziende innovative (public procurement). Un public procurement lungimirante, in particolare anche verso il mondo delle start-up, permetterebbe alla Regione di consolidare una funzione di innovatore, favorendo al massimo i processi per indirizzare l’evoluzione dei sistemi economici.
Veneto Manifatturiero
Ipotizzare un provvedimento legislativo regionale con l’obiettivo di rendere il Veneto un “laboratorio per lo sviluppo del Paese”, puntando a creare sul territorio un ecosistema favorevole all’insediamento, alla crescita e allo sviluppo di imprese e start-up attive nel campo della manifattura digitale e industria/artigianato 4.0, un vero e proprio piano “Veneto Manifatturiero” con dotazione di risorse finanziarie e umane.
Lavori ibridi
Con la diffusione di nuovi “lavori ibridi” – tutti quei mestieri che si stanno innovando in “mestieri della trasformazione” – è il “saper fare”, misto all’ingegno, alla creatività e alla tecnologia, la rampa di lancio per poter intraprendere brillanti carriere e contribuire allo sviluppo del tessuto produttivo veneto. Si prevede di rafforzare e coinvolgere in particolare i giovani del territorio in progetti che, coniugando “saper fare” e innovazione, possano sviluppare competenze imprenditoriali ed altre utili all’inserimento in un mercato del lavoro fatto sempre più da mestieri nuovi o che si stanno evolvendo. Un ruolo rilevante è giocato pertanto dagli hub tecnologici (fablab, makerspace, hackerspace), che permettono di realizzare in maniera flessibile e semi-automatica un’ampia gamma di oggetti per imprenditori “artigiani digitali” e start-up.